CENTRO TEATRO SPAZIO

La Cella Zero

Adattamento e regia di Vincenzo Borrelli

24

Settembre
da un'idea di Antonio Mocciola. ispirato alla storia vera di Pietro Ioia La cella Zero, opera ispirata alla storia vera di Pietro Ioia, è un dito puntato contro il fallimento dello Stato nella missione di rieducazione che un istituto di detenzione dovrebbe avere. Da un'idea di Antonio Mocciola, lo spettacolo, è un viaggio nell'incubo di un ragazzo napoletano, che invecchia in carcere e ne esce dopo 22 anni, trovando la forza di raccontare le vessazioni subite e le ingiustizie patite. La storia non lascia scampo, serrata e spietata, disegna tutte le traiettorie di un sistema infame e vigliacco, del tutto simile a quello che, all'esterno, produce la delinquenza quotidiana a cui assistiamo da decenni. La cella Zero diventa presto, per lo spettatore, un claustrofobico inferno di parole e gesti, di soprusi e violenze ai limiti del sopportabile, fino allo spiraglio di luce finale. Oggi Pietro Ioia è il presidente dell'associazione Ex Detenuti di Poggioreale, ed è attivissimo nella difesa di chi è ancora tra le mura del carcere, e non ha la voce per gridare il proprio dolore. Grazie al suo attivismo la cella zero nel carcere di Poggioreale non esiste più, o meglio, non è più luogo di concentrato di violenza e soprusi, a danno di chi, certo deve pagare per gli errori fatti, ma con una modalità consona alla nostra Costituzione e soprattutto ad concetto di umanità, lontano, troppo lontano. La regia di Vincenzo Borrelli restituisce ad un testo di forte impatto una messinscena dinamica, senza momenti di pausa. La scenografia si muove continuamente, portandoci ora all’interno della cella, ora a guardare la scena da dietro le sbarre, ora nella famosa cella zero, strumento di una direzione che strizza l’occhio alla regia cinematografica.. I detenuti spostano la scena visti dl pubblico, metafora di un peso che questi sono costretti a trascinare con enorme fatica. Il disegno luci evidenzia piccoli particolari, indirizza l’attenzione del pubblico solo su ciò che il regista vuole si veda, i protagonisti si muovono ora in perfetta luce ora in zone d’ombra, dove il pubblico non può capire cosa fanno, quali espressioni abbiano, se abbiano intenzione di fare qualcosa o meno. Ma come spesso accade in teatro e nella vita, ciò che è lasciato all'immaginazione del pubblico è più terrificante, più difficile da digerire, di ciò che realmente si vede.